Monthly: Giugno 2018

Informatica, Tecnologia

Realizzato il micro-computer

Il computer più piccolo del mondo, che con i suoi 0,3 millimetri di lunghezza è perfino più piccolo di un chicco di riso, molto più piccolo: è stato realizzato dall’Università del Michigan, che si è riappropriata del primato dopo che l’Ibm aveva annunciato la costruzione di un dispositivo simile a marzo 2018. Tuttavia è proprio l’Ibm a sollevare il dubbio che si possa parlare di veri e propri “computer”, dal momento che perdono tutti i dati ogni volta che restano senza corrente. Lo studio è stato presentato al Simposio su tecnologie e circuiti integrati a Honolulu. “Non siamo sicuri che si possano chiamare o meno computer”, commenta David Blaauw, che ha guidato la ricerca insieme a Dennis Sylvester e Jamie Phillips. “Il fatto che abbiano o meno le funzionalità minime richieste è un fatto opinabile”.
I mini-computer sono stati progettati come sensori di precisione per la temperatura, in grado di rilevarla anche in un insieme di cellule con un errore di circa 0,1 gradi, ma potrebbero essere adattati per una grande varietà di applicazioni. “Quando abbiamo realizzato il nostro sistema non sapevamo con esattezza tutte le cose per le quali poteva essere utile – aggiunge Blaauw – ma una volta pubblicato abbiamo ricevuto dozzine e dozzine di richieste”.
I nuovi dispositivi sono troppo piccoli per avere tradizionali antenne radio, perciò ricevono e trasmettono dati grazie alla luce visibile: “Abbiamo dovuto inventare nuovi approcci per progettare circuiti che consumano poco e tollerano la luce”, dice Blaauw. Inoltre i ricercatori hanno anche dovuto superare un altro ostacolo: ottenere un’efficienza elevata pur consumando poca energia, cosa che di solito aumenta la perturbazione e il disturbo dei segnali elettrici.
Informatica, Tecnologia

Il primo server sottomarino firmato Microsoft

Le aziende sono alla continua ricerca di soluzioni per lo storage dei dati affidabili e dalle prestazioni elevate. Allo stesso tempo, c’è la necessità che tali soluzioni siano sostenibili dal punto di vista ambientale. È questo che ha spinto Microsoft a sviluppare Project Natick, il primo data center sottomarino che contiene 864 server completamente alimentati da energia rinnovabile.

Un server sul fondo dell’oceano

A inizio mese, Microsoft ha collocato il suo primo data center sottomarino e autosufficiente, sul fondale oceanico vicino alle Isole Orkney in Scozia.Pressappoco delle dimensioni di un container, il data center tubolare contiene 864 server ed è collegato a un grande peso triangolare che lo fissa al fondo marino a oltre 30 metri al di sotto della superficie dell’oceano.

Secondo Microsoft, l’acqua oceanica, in media più fredda dell’aria ambientale, potrebbe abbattere i costi degli impianti di aria condizionata. La vicinanza degli oceani alle città dove risiede la maggior parte degli utilizzatori dei servizi cloud potrebbe inoltre comportare un aumento della velocità di fruizione di tali servizi.

Le isole Orkney sono state una scelta strategica per il primo data center poiché di interesse anche per altri progetti sperimentali di energia rinnovabile. Le isole ospitano il Centro europeo per l’energia marina, che sfrutta l’acqua naturalmente turbolenta per raccogliere l’energia delle maree, oltre a una notevole quantità di energia eolica generata sulla terra per creare il 100% di energia rinnovabile per l’isola. L’EMEC genera più che sufficiente energia per i 10.000 abitanti delle isole e un cavo collegato alla rete di Orkney Island alimenta il centro dati subacqueo di Microsoft.

Project Natick – 1 anno di test

Il team di ricercatori ne monitorerà il funzionamento per un anno, considerando anche la sostenibilità dal punto di vista economico, ambientale e logistico. Il progetto nasce in un orizzonte in cui il Cloud Computing è sempre più utilizzato e rappresenta un volano per la crescita economica, rendendo sempre più centrale il ruolo dei data center. Il posizionamento nell’oceano, inoltre, permette una maggiore contiguità rispetto agli utenti finali, dato che oltre la metà della popolazione vive entro 200 km dalla costa, riducendo così il tempo di latenza (ovvero il tempo necessario ai dati per viaggiare dalla fonte alla destinazione) e offrendo di conseguenza prestazioni migliori.

Secondo i primi test condotti da Microsoft, le capsule genererebbero solo un “quantitativo estremamente piccolo” di calore, poiché l’energia che utilizzano è quella delle correnti marine e non ci sarebbe alcuna dispersione di calore, a parte quella legata alla conversione dell’energia. I ricercatori dell’azienda hanno anche registrato con sensori acustici che il ticchettio delle testine dei dischi e il fruscio delle ventole è sovrastato dal rumore di un singolo gamberetto che nuota vicino la capsula.

 

Fonte: The Next Tech